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INTERVISTA : ROBERTA NASTI, Grandissimo talento, che irrompe nel palco del programma "The Voic


La tua passione per la musica emerge fin da quando eri piccola. Quale è stata la molla a farla scattare? E quale musica ascoltavi nel corso del tuo percorso di crescita artistica?

Avevo solo tre anni quando cantavo le canzoni di Sanremo dell’89. Da lì in poi, ogni festa familiare era la mia occasione per recitare poesie, cantare canzoni e ballare: dei veri e propri show!

Da ragazzina ascoltavo Gorgia, Whitney Houston, Alex Baroni poi mi sono innamorata di Ray Charles, Stevie Wonder, Erikah Badu, Beyoncè… della musica black in genere.

Il tuo talento ti ha portato a varie vittorie, in più ti ha permesso collaborazioni in qualità di corista e voce solista con diversi artisti tra i quali Eduardo De Crescenzo, Massimo Ranieri, ect… Come hai vissuto queste esperienze ?

Ho vinto molti concorsi canori come cantautrice e questo mi ha fatto capire che la mia musica riesce ad arrivare anche agli altri. Avere la possibilità di affiancare grandi artisti della musica italiana mi ha regalato forti emozioni ed ho avuto modo di imparare molto da loro.

Come definiresti esattamente il tuo stile ?

Il mio stile ha radici pop influenzato dallo studio del jazz e del soul.

Come ti poni come insegnante? Pensi si possa trasmettere la qualità musicale oltre la tecnica , oppure è determinante avere o no di base un talento ed una predisposizione verso la musica?

Compito dell’insegnante è capire ed aiutare l’allievo a liberare se stesso così da esternare le proprie capacità canore. Talentuosi si nasce così come però lo si può raggiungere con impegno e dedizione. Con questo però non voglio dire che i talentuosi non hanno bisogno di studiare e approfondire…anzi loro hanno un compito ancora più difficile perché si trovano a combattere tra l’impegnarsi ancora di più per migliorare e l’adagiarsi.

Come hai vissuto la tua esperienza all’interno del programma “ the voice”? Qual è stato il momento più emozionante e significativo che hai vissuto?

Grazie a The Voice ho potuto scoprire un mondo a me sconosciuto: la televisione. Devo dire che mi sono divertita tantissimo! Una bella esperienza che porterò sempre con me. Il momento più emozionante è stato l’incontro con Patty Pravo.

Come è cambiata la tua vita da quando hai partecipato a “the Voice” ? Sia dal punto di vista personale che professionale?

The Voice è una bella vetrina soprattutto per chi come me, vive di musica. Quindi a parte la “popolarità” sono aumentate le richieste dei live.

Quanto è diverso per una musicista come te il lavoro in studio rispetto l’esibizione live? Quali differenti emozioni si provano? E quale dei due aspetti preferisci?

Il lavoro in studio è eccitante perché si cerca di mettere in pratica tutte le idee che si hanno in mente e non è sempre facile…è la fase più bella che sfocia nella realizzazione delle proprie idee.

Il live è un susseguirsi di emozioni indescrivibili perché solo in quel momento hai la possibilità di condividere la tua musica con gli altri…cercare di farli entrare nel tuo mondo emozionandoti insieme a loro. La musica è prima di tutto condivisione!

Il tuo primo disco è “io non ho paura di volare “ in cui sei autrice delle musiche e dei testi, con la collaborazione di Paolo Varriale. Nelle varie tematiche affrontate nelle canzoni cosa hai messo in risalto maggiormente? Storie di tutti i giorni in cui ciascuno può riconoscersi o momenti autobiografici ?

In questo primo album ho partecipato in alcuni brani sia come autrice che compositrice, ed ho sempre raccontato storie di altre persone.

Con il tuo brano “Indiani tra i cow-boy”, denunci con ironia, le difficoltà di promozione e collocazione sul mercato che incontrano oggi i giovani artisti emergenti. A questo proposito ti chiediamo quanto è difficile fare musica in Italia adesso? Non solo per la competizione tra gli artisti, ma anche per le problematiche legate alla crisi del settore discografico?

La crisi purtroppo c’è ed è evidente! Noi artisti emergenti siamo gli “indiani” accerchiati dai “cowboy” che sarebbero le radio, case discografiche che non sono sempre disposte ad ascoltarci. In passato la realizzazione di un disco era l’obiettivo finale di un artista, ora invece è il contrario…si parte dal disco che ormai è diventato un semplice biglietto da visita.

Secondo te i social aiutano i musicisti, o alla fine nel bilancio tra il vantaggio di una diretta comunicazione con la gente, ed il problema della pirateria online, si stava meglio quando per ascoltare musica i dischi si dovevano comprare?

Ora è tutto più immediato con internet. Ricordo ancora quando andavo nei negozi di musica a comprare le prime cassette perché all’interno uscivano i testi che si trovavano solo lì… E’ un peccato che non si vendano più dischi.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

L’uscita di un nuovo album.

Grazie Roberta....


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