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Intervista: Giada lo Porto, giornalista e scrittrice Palermitana....


Hai lavorato per Live Sicilia e per la Repubblica. Come ti sei avvicinata al mondo del giornalismo ? Quale è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di intraprendere questa carriera ?

Avevo 10 anni circa. Ero a casa di nonna e ho iniziato a sfogliare il giornale. I miei occhi si sono posati subito su una storia in particolare: quella di una ragazzina poco più grande di me originaria dello Sri Lanka che era riuscita a sfuggire al mercato della prostituzione minorile ed era stata adottata da una famiglia italiana. Ammetto di avere pianto, il modo in cui la storia era descritta era molto toccante, arrivava dritta al cuore, era come vederla lì davanti a te quella bambina e avere voglia di abbracciarla. Credo di aver deciso in quel momento che piega avrebbe preso il mio futuro.

Cosa significa essere giornalista oggi nel mondo dei social e delle notizie ‘in diretta’?

Posso dire che nel mondo del web 2.0 le notizie, per essere valorizzate e diffuse, hanno necessariamente bisogno di audience e grandi numeri. Come dire: prevale la logica dei motori di ricerca. Un giornalismo totalmente diverso da quello cartaceo, ma che non deve essere visto come qualcosa di negativo. I social non sono semplici aggregatori di notizie secondo me, rappresentano un potenziale. Io personalmente passo molto tempo sui social, condivido gli articoli e i servizi video che realizzo per il sito di Repubblica e RepTv in gruppi specifici, selezionati, gruppi a cui si iscrive un certo target di persone che è interessato a un argomento specifico che può essere il malcontento popolare per un servizio cittadino che non funziona come dovrebbe, la passione per la nostra bella Sicilia o per la cucina ad esempio. Basta capire dove postare un determinato contenuto e il gioco è fatto, l’articolo o video in questione ottiene più visualizzazioni.

Sei conduttrice di ‘sicilia calcio a 5’. Sei una appassionata di questo sport ? E cosa ne pensi della situazione del Calcio a 5 femminile siciliano?

Non sono un’appassionata ma quando mi hanno proposto di condurre, la scorsa stagione, insieme ad Alessandro Castellese una trasmissione che parlasse unicamente di calcioa5 ho accettato subito con spontaneità ed entusiasmo. E così ho iniziato a studiare, di notte, al rientro da lavoro e prepararmi al meglio per ogni puntata. Ho iniziato a fare i conti con termini come futsal, play off, play out e via dicendo (ahahahah). Vorrei ringraziare Giovanni Lombardo per aver creduto in me, è stata una meravigliosa esperienza. Premettendo le evidenti difficoltà della donna in ambito sportivo e la differente considerazione che esiste fra il calcio maschile e quello femminile (sia a5 che in generale) posso dire di aver appreso – sia dagli uomini che dalle donne - che il calcioa5 è passione, passione per una maglia e per questo sport, e lo si vede dagli occhi di chi ne fa parte. Posso dire quindi che anche se si tratta di un ambito principalmente maschile, se si ha la giusta determinazione, si può arrivare lontano, poiché se una persona vale alla fine raggiunge gli obiettivi.

Giornalista e non solo, scrittrice con la recente pubblicazione del tuo libro “la tua impronta su di me”.Scrivere è sempre stata una sua passione?

Se accarezzo col pensiero il passato non riesco a ricordare un sogno diverso rispetto allo scrivere. Certo, per un periodo ho sognato di diventare una star di Hollywood, ma ho subito abbandonato l’idea (ahahah)

La protagonista del libro, Giulia, è una ragazza che cerca la sua felicità con tenacia, tra le difficoltà della vita; anche metaforicamente questo personaggio ti rispecchia?

Mi rispecchia moltissimo. A Giada, come a Giulia, non sono mai piaciute le cose facili, servite su un piatto d’argento. A entrambe piace raggiungere la nostra piccola isola di felicità passo dopo passo, magari cadendo più di una volta, ma rialzandoci sempre.


Il personaggio di Giulia mostra fragilità, insicurezze ma anche la determinazione di chi vuole scoprire, conoscere, vivere emozioni. Ma il messaggio principale sembra essere uno: per potere vivere al meglio qualsiasi esperienza bisogna prima conoscere bene e amare se stessi. Sei d’accordo?

Imparare ad amare se stessi è un passo importante, che ognuno di noi dovrebbe compiere. Non è semplice, è un percorso intricato ma obbligato: ecco lo definirei così. Ma è la strada giusta per costruire rapporti solidi e autentici. Quella, nessun’altra.

Tra i luoghi in cui è ambientato il libro, c’è Amsterdam che non a caso è la città della libertà; è un luogo che richiama qualche avvenimento della tua vita o semplicemente una città da te amata?

Amsterdam rappresenta la città dei contrasti, una città in cui le diversità sono la regola e gli eccessi la naturale condizione. Amsterdam ha un lato angelico: quello dei canali pittoreschi e romantici. E un lato accattivante, attraente: quello a luci rosse, tra sexy shops e night clubs. Come dire: è la duplicità che convive in ognuno di noi, a cominciare da me.

La tua espressività ed il tuo stile nello scrivere fanno riferimento o traggono ispirazione da qualche autore in particolare? E quali sono state le letture più significative della tua vita?

Credo che lo stile sia qualcosa di innato, di naturale, qualcosa che fa parte del tuo essere da sempre. Personalmente quando scrivo amo immaginare le azioni che descrivo, l’obiettivo è quello di raccontare al lettore una storia per immagini, come se sfogliasse un album di fotografie. “Piccole Donne” è un libro che ha preso possesso di una parte del mio cuore, non ho potuto non citarlo all’interno de “La tua impronta su di me”. Amo i grandi classici, torno a rileggerli sempre: “Orgoglio e Pregiudizio” della Austin, “Cime tempestose” di Emily Bronte. Ma apprezzo anche autori contemporanei come Diego De Silva con la sua “Donna di scorta”, “Mancarsi” e Margaret Mazzantini con “Venuto al mondo”, “Nessuno si salva da solo”, “Non ti muovere”.

C'è qualcosa in questa tua avventura editoriale che è completamente differente da come ti eri immaginata... o che non ti eri immaginata affatto?

La cascata di affetto delle persone, non parlo dei miei amici o di chi mi conosce bene. Parlo di tutti coloro che mi hanno riempito di messaggi, mail, affetto. Essere riuscita ad emozionare con le parole persone diverse tra loro, persone che non mi hanno mai visto, è la mia più grande vittoria.

Prima accennavamo ai social. Tu sei attiva su Facebook e Twitter, che rapporto hai con essi e quanto sono fondamentali oggi anche nel tuo lavoro?

Lo dicevo prima: non potrei farne a meno.


In genere nelle nostre interviste cerchiamo anche di conoscere ‘l’altra faccia dell’artista’. Quali altre passioni coltivi? Hai qualche meta preferita dove ti piace andare sia in Sicilia che altrove? Hai qualche altro sogno nel cassetto? E quali sono le tue incertezze e paure nella realtà in cui viviamo?

Sono appassionata di cucina, dolci soprattutto. Quando ho un po’ di tempo libero mi diverto a danzare tra i fornelli, tra farina e cioccolata. Di notte soprattutto. Mi piace moltissimo la Valle dei templi: entrare lì per me rappresenta dismettere i panni di giovane donna 25enne del 2016 e sognare, è come salire su una macchina del tempo e perdersi in un mondo delle meraviglie, dove tutto è lecito. Ho paura dell’aridità umana, del vuoto, dell’anaffettività. Ho paura di svegliarmi un giorno e non riuscire più a emozionarmi per nulla. Ho paura del cinismo, della cattiveria fine a se stessa. I sogni per adesso li tengo nel cassetto :-)

Nel tuo futuro c’è già in serbo la realizzazione di un altro libro?

Sicuramente non smetterò di riempire le pagine bianche con le mie emozioni.

Grazie Giada......


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