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INTERVISTA: Noemi De Lisi; giovane poetessa palermitana


Raccontaci come è nata la tua passione per la scrittura e della tua esperienza con quello che oggi è il portale Iostuio

Faccio parte di quel gruppo di persone che trova le sue “radici della scrittura” fin dall’infanzia. Ho scritto poesie da quando ho imparato a scrivere alle elementari. Insieme alla passione della scrittura c’è anche (in primis, direi) quella per la lettura.

Ho collaborato con la rivista Iostudio anni fa, quando frequentavo la triennale in Giornalismo all’Università degli Studi di Palermo. Ho cominciato lì e su qualche altra piattaforma a scrivere degli articoli (ad approcciarmi a quella che era la scrittura giornalistica). Queste esperienze mi hanno fatto capire che quel tipo di scrittura non faceva per me. Ero un po’ indisciplinata.

  • Quale è stato il tuo percorso emotivo e interiore che ha portato a ‘La stanza vuota’? E quanto c’è di autobiografico nei tuoi testi?

L’autobiografismo c’è anche quando si scrive la lista della spesa. Ogni cosa che scrivi, quando la scrivi, avrà il tuo personale punto di vista, ed è proprio quel punto di vista a rendere ciò che scrivi autobiografico. Poi, ovviamente con l’autobiografismo come genere letterario si può giocare. Si può parlare di sé inventandosi un nome diverso dal proprio; parlare di un altro mettendoci il proprio nome; fare finta di parlar di sé quando in realtà si sta proprio parlando si sé (e così via). Tutto questo utilizzando l’arte che finge più di tutte: la letteratura.

Quello che mi ha portato a “La stanza vuota” stato un percorso lunghissimo fatto di incubi, paralisi del sonno, sbalzi d’umore, allucinazioni, sindromi pre mestruali, alcol, abbuffate, pentimenti, pianti, risate.

  • Perché hai scelto proprio la poesia come forma di espressione?

“Perché è stata la poesia a scegliere me” (#cosemoltotumblr). No, scherzo. Non so perché proprio la poesia, in realtà scrivo anche racconti.

  • I tuoi versi sembrano un rincorrersi tra il presente e i tuoi ricordi, tutto racchiuso in una chiave di lettura nuova, lunga e descrittiva. Ci sono anche dei precisi messaggiche desideravi il lettore cogliesse, o ciascuno, come quando si legge il testo di una canzone, può interpretarle a ‘pelle’ a secondo della propria sensibilità, magari riconoscendosi in qualche frase?

Ognuno può leggerci quello che vuole. Ho cercato di comunicare al lettore quale fosse il mio immaginario: ad alcuni può apparire familiare, ad altri meno.

  • In diverse recensioni si parla di te come una poetessa ‘non convenzionale’, con uno stile più vicino alla narrativa. Sei d’accordo?

Non so se della poesia narrativa, prosastica, o delle prose poetiche sia possa dire “non convenzionali”. Anche queste forme hanno una loro tradizione, dei Maestri. Esistono giovani poeti che scrivono secondo una metrica chiusa, anche loro possono essere “anticonvenzionali” per le stesse ragioni. In poesia si è sperimentato tanto e si continua a sperimentare; quale sia poi la forma più congeniale a un autore, viene da sé, e non c’è ragione o categorizzazione che tenga.

Però… se mi dà fastidio quando mi dicono che sono più una narratrice che una poeta e che le mie poesie sono più dei racconti che delle poesie? Un po’ sì. Pensa che su Google Books e Ibs (tanto per fare un esempio), il mio libro è registrato sotto la sezione “Narrativa italiana” e “Fiction”, non sotto “Poesia”. Non so come sia capitato ma la cosa alla fine mi pare simpatica e ha anche senso in realtà.

  • Hai vinto il premio Solstizio nella rassegna ‘verso Libero’ 2017, con la tua opera di esordio La stanza vuota. Cosa ricordi di quel momento?

La passione e l’entusiasmo dei ragazzi dell’Associazione Libero de Libero, il silenzio delle strade di Fondi di notte (dove è avvenuta la premiazione), la possibilità di incontrare poeti sia giovani che più maturi e affermati. Il senso di gratitudine. La signora della stanza che avevo preso su Airbnb per passare la notte (stanza in una casa piena di cani e gatti) che mi dice che uno dei cani di solito morde ed è strano che invece a me porti la palla per giocare #sanfrancescoiswatchingyou.

Spaziodonna promuove le giovani artiste in ‘erba’, con passioni forti come le tue. Quali consigli daresti alle ragazze che voglio approcciarci alla poesia? E secondo te, la donna è ancora sottovalutata nell’ambiente artistico?

La donna in ambito artistico (come tutti gli altri ambiti) non è sottovalutata, solo che è trattata “da donna” non so se mi spiego. Tuttavia, per fortuna non è una legge, è solo un atteggiamento più stereotipato che diffuso. Non mi sono (ancora) sentita discriminata in ambito artistico perché sono donna.

Alle ragazze a cui piace scrivere consiglio soprattutto di leggere molto. A meno che la loro non sia una scrittura “terapeutica” da diario segreto, da fogliettini lasciati per casa. Allora che scrivano quanto e come vogliono, senza troppe paranoie. Invece, se hanno voglia anche di condividere quello che scrivono o di pubblicare, be’… allora le paranoie se le devono fare. Innanzitutto devono leggere molto (lo avevo già scritto?), cercare di prendere familiarità con il panorama contemporaneo dei coetanei. Ad esempio, se a una ragazza piace scrivere poesie, dovrebbe cominciare a guardare al panorama degli scrittori che gli sono più vicini, agli under 35 (parallelamente ai poeti affermati viventi o ai poeti affermati morti). Leggere sia opere pubblicate che inedite (cominciare uno scambio con qualcuno che ha la stessa passione), uscire dalla propria stanzetta (parlo proprio io!) e comunicare.

  • Quale è il tuo rapporto con i social? Pensi che anche il modo di leggere e approcciarsi alla poesia o alla narrativa, cambierà con la sempre più tendenza a usare il digitale piuttosto che ricorrere al caro vecchio libro cartaceo?

No, si leggevano pochi libri prima di Facebook e se ne leggono pochi anche adesso. L’editoria italiana è in crisi da 30 anni (ho sparato un numero a caso), quindi il digitale , i social non cambiano le cose. Leggere (dei libri –in qualsiasi formato-) è stata sempre un’attività di pochi, eppure è fra le prime che ci insegnano per poter vivere.

  • I tuoi nuovi progetti in cantiere?

Sì, ce li ho tutti in testa.


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